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Il patrimonio etnografico

Sentieri e viabilità storica


Gli studi condotti nel corso del 2008 hanno consentito l’individuazione completa della maglia viaria storica della Riserva, che ha puntato sul recupero della sentieristica esistente quale rete privilegiata di infrastrutturazione, limitando al minimo l’introduzione di nuovi tratti sentieristici. Accanto alla maglia viaria storica, che si è andata consolidando nei millenni, troviamo tutta al rete di sentieri in terra battuta, che, partendo dalle cinque mulattiere principali si ramifica all’interno dei boschi servendo le aree istoriate, i contesti archeologici e etnografici.
Via Valeriana o delle Aquane: Questa strada, orientata secondo un asse N-S, era anticamente il principale collegamento tra i paesi di Nadro e Capo di Ponte. Il tratto risulta già segnalato nello schizzo della Valle Camonica disegnato da Leonardo da Vinci nel 1509 e oggi conservato alla Biblioteca Reale di Windsor.
In epoca veneta (1428-1797) la strada Valleriana (ovvero di valle) attraversava la Valle Camonica connettendo le rive del Lago d’Iseo con i territori dei Grigioni in Valtellina o Imperiali nel Principato Vescovile di Trento. Nel 1755 l’intero corso di 63 miglia venne sottoposto a restauro a spese della Serenissima, che operò anche in quest’area un allargamento che comportò lo “spezzamento del macigno nella corna della Zurla”.
Il fondo, in moti tratti ancora acciottolato, ha larghezza variabile di 2-2,50 m con poca pendenza, presenta muraglioni laterali (di sostegno a valle e di contenimento a monte) in pietrame a secco.

Mulattiera di Cuel: menzionata nel catasto austriaco, è la prima delle due mulattiere che collegano Cimbergo con il fondovalle passando per le località Campanine e Naquane (dove incrocia la Valeriana) arrivando poi a Capo di Ponte. Presenta fondo parzialmente acciottolato, con muraglioni laterali di contenimento a secco. Ha avuto recenti, importanti interventi di manutenzione.

Strada della Deria Mulattiera ad andamento monte-valle, collega Paspardo con la sua frazione (ora non più abitata stabilmente). La mulattiera veniva utilizzata fino al secolo scorso per tutti i collegamenti tra Paspardo e il fondovalle (Capo di Ponte). Fondo, parzialmente acciottolato con muri laterali di contenimento a secco, ha subito numerosi interventi di recupero e restaurato nel primo decennio del 2000.

Capitello dei due Pini – Custapeta – Cedegolo Antichissima mulattiera ad andamento N-S che corre parallela alla Valeriana, ma a quota decisamente più alta. Con il suo asse N-S collegava Paspardo con l’alta Valle, e più a nord verso le Valli Giudicarie e il Trentino.
Secondo notizie non verificate la mulattiera sarebbe stata utilizzata durante la I guerra Mondiale per il trasporto delle truppe al fronte. Fondo, parzialmente acciottolato con muri laterali di contenimento a secco, ha subito un completo intervento di recupero e restaurato nel primo decennio del 2000.

Scale di Cimbergo percorso obbligato fra le rocce, ripidissimo e di difficile percorrenza con orientamento monte-valle, quasi indistinguibile in molti tratti

Strada delle Scarazze dolce e facile, attraversa l’area archeologica di Campanine. Un tracciato di recente costruzione unisce questa mulattiera con la parte bassa della riserva (Foppe di Nadro) costituendo di fatto il principale raccordo fra i due percorsi turistici. Fondo parzialmente acciottolato con muri laterali di contenimento a secco.

Scale di Paspardo Antico tracciato ad andamento monte-valle che collegava Paspardo con Capo di Ponte. Presenta forti pendenze e in alcuni punti gradini sostituiscono il fondo in terra battuta. La larghezza in alcuni punti consente il passaggio di una sola persona, in altri non è più praticabile.

Cascinali


Complessivamente all’interno della Riserva sono stati censiti 61 cascinali concentrati in 7 raggruppamenti principali in località Termen, Villamandali, Casa Bianca, Figna, Cuel, Sopra Deria, Deria.
La tipologia della cascina tipo dell’area, fa riferimento al modello storico (e preistorico) della casa alpina di origine retica documentata in numerosi scavi archeologici locali, che riprende un caratteristico modello: i cascinali in pietrame a faccia vista, sono solitamente interrati nella parte a monte; a due piani, con tetto in vista interno, soppalco in legno (solo in alcuni sporadici casi con il piano seminterrato a volta). Solitamente non si ha collegamento verticale nella struttura, con il piano inferiore destinato agli animali e la parte superiore destinata all’abitazione o fienile. Le aperture per gli accessi erano due: uno sulla facciata principale, il secondo (in quota con il pendio) nella parte superiore al primo piano. Le cascine non presentano aggetti esterni tipo porticati e solo in alcuni casi sono costruite strutture minori, destinate all’accolta e conservazione dei prodotti caseari e del latte.

Terrazzamenti agricoli


Presenti in ampie aree della Riserva, tra 400 e 1.000m slm, risolvevano le pendenze dei pendii montuosi, consentendo, attraverso la realizzazione di muri a monte e valle e il successivo riempimento con terra, la coltivazione dei versanti montuosi e l’utilizzo agricolo della montagna, sia per culture erbacee (cereali e orticoli) sia arboree (frutteti e vigneti).
Sono quindi importanti testimonianze dell’attività agricola delle aree montane, oltre che opere di consolidamento e stabilizzazione dei versanti e dei pendii, da conservare e di cui si deve prevedere e incentivare la manutenzione. In riserva sono per lo più realizzati con pietrame a secco di provenienza locale, in molti casi risultato della scarifica dei terreni destinati poi all’agricoltura.